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Immagine del redattoreValeria Ascolese

"Er Pecetto" di Pasolini: testimonianza del più giovane ragazzo «di vita»

Io non so quanto possa essere consueto mangiare una carbonara seduta accanto a "Er Pecetto" di Ragazzi di Vita, in un'osteria a Monteverde in cui andavano spesso a mangiare i giovani del quartiere in compagnia di Pier Paolo Pasolini.


Eppure è successo, il 25 novembre di due anni fa, durante una speciale trasferta a Roma.


Silvio Parrello, che ha conosciuto Pasolini da giovanissimo (a circa 7-8 anni), è l'esempio di come qualsiasi libro, qualsiasi ricerca, qualsiasi studio, in certi casi siano nulli di fronte al potere della testimonianza. A quel potere che ti lascia sbigottita e ti fa cadere le braccia, davanti a cui non puoi fare altro che ascoltare con silenzio e commozione. 


Solo dopo la morte di Pier Paolo, “Er Pecetto” ha iniziato una vera e propria venerazione per lui, e ha messo su, nel suo studiolo personale, un piccolo ma inestimabile archivio di Pasolini





Silvio recita a memoria tutto lo scibile su Pier Paolo, dalle poesie alle interviste, con una lucidità e un ardore di spirito che non attribuiresti mai a un uomo di 80 anni (e più). È una miniera inestimabile: rimarresti per l'eternità nel suo studio e lui, dal canto suo, non finirebbe mai di raccontare aneddoti e recitarti poesie. 


Parrello ricorda -con un'impressionante capacità mnemonica- tutto ciò che Pasolini ha detto e scritto, ma proprio tutto, persino i pezzi più lunghi e complessi: Alì dagli occhi azzurri, Io so, Le ceneri di Gramsci... E non espone soltanto, ma vivifica i suoi scritti, rendendo palpabile l'autenticità di tutto ciò che Pasolini ha prodotto con quel suo sguardo “antropologico”. Ma ovviamente non può che ricordare con particolare piacere il romanzo in cui egli stesso è presente, di cui conosce addirittura a memoria i 37 minuti iniziali. 


Il 25 novembre di due anni fa, giorno in cui ho avuto la fortuna di conoscere Silvio, ho incontrato anche Luciana Capitolo, una professoressa esperta di Pasolini che, parlandomi del Pecetto, disse una cosa che mi colpì molto: “Il potere straordinario di Silvio è quello di far parlare i luoghi”.

Borgata di Donna Olimpia, Foto di Simona Bollacco

Ed è esattamente così: di sicuro egli è la migliore guida del quartiere di Monteverde, dove tutti lo conoscono e tutti si conoscono, in cui ancora oggi fuori dai negozi si incontrano i “vecchi ragazzi” di vita che discutono dei tempi passati.


Il Pecetto ci ha reso partecipi di quei racconti, portandoci fuori a uno dei tre bar del quartiere e presentandoci i suoi amici d'infanzia (anche loro ebbero la fortuna di incontrare Pier Paolo), che ci hanno stregati con le loro storie, storie di giochi e merende, di muri scavalcati, corse, marachelle e piccole abitudini quotidiane.


Successivamente Silvio ci ha guidati verso la casa dove Pasolini è vissuto per un certo periodo (incredibile pensare che nello stesso palazzo visse Gadda, in quello di fronte Bertolucci).

 Foto di Simona Bollacco

E poi c'è stata un’immancabile pausa pranzo nell'osteria quotidianamente frequentata dai ragazzi, dove spesso Pier Paolo offriva loro da mangiare, soprattutto dopo le calde mattinate estive passate a tuffarsi nel Tevere, proprio come si legge nel primo capitolo di Ragazzi di vita:


“… Erano più di una cinquantina e invasero il piccolo spiazzo d’erba sporca intorno al trampolino: per primo partì il Monnezza, biondo come la paglia e pieno di cigolini rossi, e fece un carpio con le sette bellezze; gli andarono dietro Remo, lo Spudorato, il Pecetto, il Ciccione, Pallante, ma pure i più piccoletti, che non ci smagravano per niente, e anzi Ercoletto, del vicolo dei Cinque, era forse il meglio di tutti: si tuffava correndo pel trampolino sulla punta dei piedi e le braccia aperte, leggero, come se ballasse. Il Riccetto e gli altri si ritirarono ammusati a sedere sull’erba bruciata e guardavano in silenzio. Erano come dei pezzetti di pane in mezzo a un formicaio e ci sformavano a dover stare a sentire in un canto la caciara...”.


Come vedeva un campo di pallone, ha detto Silvio, Pasolini si fermava e "anche se stava vestito elegante, si tirava su i pantaloni e cominciava a giocare con i ragazzi".

Nel campo da calcio perdeva tutta quell’inquietudine che si portava addosso: "Quando giocava con noi si trasformava, era un’altra persona. Poi, finito di giocare, ripiombava nella sua profonda malinconia”.



"Era generoso” – continua Pecetto– “Una volta regalò diecimila lire a mia madre. Inoltre, parcheggiava la sua Fiat ‘600 lasciando gli sportelli aperti con gli spicci sul cruscotto sapendo che i ragazzi sarebbero andati a prenderli.”

Pier Paolo Pasolini gioca a calcio con ragazzi del comune di Centocelle, Italia, 1960 (Foto di Federico Garolla)


Quello che Silvio ricorda però con più commozione è il ritratto che Pasolini ha scritto sui giovani del quartiere (vi lascio qui sotto il video in cui la recita): 


Video di Valeria Ascolese


"Nessuno sa dei ragazzi di vita, che anima allegra e leggera avevano. Essi erano cinici, troppo esperti, pronti a tutto, ma bastava una maglietta e un paio di scarpini, perché si scoprisse che anche il bullo tremava. Roma non sarebbe così bella se non ci fossero stati i ragazzi, come in tutte le città. Meridionali o marittimi, sono i ragazzi che danno tono. Precoci, sensuali, aridi, belli, maleducati, spiritosi. Erano i padroni, dettavano legge con l’autorità della gioventù, della bellezza e dell’incoscienza.


Non potrei mai dimenticare quest'incontro: mi ha ricordato che la storia, nel nostro Paese, spesso passa attraverso luoghi insoliti e persone qualunque. Sulla bocca degli abitanti di Monteverde, infatti, il gigantesco nome di Pasolini è raccontato in tutta la sua umanità, in un modo sapienziale, aneddotico, pratico, che va dritto al punto senza tradirne l'essenza (e forse svelandola meglio di chiunque altro).


È loro la parola che racchiude la grande Storia, dei ragazzi di vita, (allora) giovani abitanti di un quartiere dimenticato, la cui micro-storia si è intrecciata alla macro-storia di uno dei più grandi intellettuali del Novecento italiano. A questo proposito mi sembra doveroso porre l'attenzione su queste piccole realtà periferiche, abbandonate dalla politica ma culturalmente vivaci.


Non posso far altro che consigliare naturalmente a tutti i lettori e a tutte le lettrici una visita nello studio di Silvio Parrello a Monteverde (in Via Federico Ozanam, 134), perché conoscere le testimonianze dal basso (più efficaci di qualsiasi repertorio nozionistico) è davvero prezioso, che sia per incontrare un depositario vivente delle memorie pasoliniane, o per passare qualche ora in compagnia di un vivacissimo e simpaticissimo nonnino, pieno di aneddoti, ironia e consigli di vita.


Non avrei mai conosciuto la storia di Silvio Parrello se non fosse stato per l'Associazione Figli in Famiglia, in cui faccio volontariato da ormai 7 anni. Io e gli altri volontari abbiamo avuto l'occasione di ripercorrere le orme di Pasolini e interrogare chi lo avesse conosciuto da vicino. Il motivo? Un progetto (finanziato dalla regione Campania) intitolato "Ti racconto Pasolini", finalizzato alla creazione di un docu-film, "Su quei muretti, su quelle strade..." (a cura di Roberto D'Avascio e Nino Daniele, direzione artistica e montaggio di Giovanni Bellotti) realizzato da noi ragazzi assieme ai membri di Arcimovie, altra preziosa realtà associativa nel vesuviano, e presentato con grandissima emozione di noi tutti presso l'Università Federico II di Napoli.


Trailer del nostro docu-film:


Intervista che mi è stata fatta sul progetto:


Intervista


Intervista


Profilo Facebook del Pecetto:


A cura di Valeria Pia Ascolese


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