In riva al mare è notte...
e tutto attorno tace...
ma dentro me, non c'è pace.
Si sente il vento...
Con le onde che
s'infrangono sugli scogli...
Mentre i pensieri scatenati
sembran vagare
come cordogli.
Momento nel quale...
qualche pensiero se lo
risucchia anche il mare.
Ma io non potrò mai
dimenticare...
Anche se qualcuno l'avrò
lasciato andar via con il suo
naufragare.
Chirica Razvan
Biografia
Mi chiamo Chirica Mihai Razvan e sono nato il 18.11.1988 nel nord-est della Romania, a Iasi (denominata "città delle sette colline").
Posso ritenermi a tutti gli effetti un "miracolato", perché alla tenera età di due anni e mezzo elusi la sorveglianza di un'amica di famiglia e, per guardare i bambini che giocavano al piano terra, mi affacciai pericolosamente alla ringhiera delle scale, priva di alcune colonnine, e caddi nel vuoto. Fui salvato da un ragazzino del quartiere che allungò le braccia e riuscì ad attutire la caduta, anche se, poverino, riportò varie fratture ai polsi. Sono stato ricoverato per più di due mesi e i medici non mi davano speranza. Ma grazie a una valigetta magica (i risparmi di famiglia) avvenne un altro miracolo ed ebbi tutte le cure necessarie per rimettermi in sesto. Momenti molto difficili per mia madre e mio padre, anche perché la Romania in quell'epoca era sotto il regime comunista, con al potere come presidente Nicolae Ceausescu, che nel dicembre del 1989 fu fucilato e la Romania diventò un paese democratico. Avevo 12 anni quando mio padre perse il lavoro per la chiusura di una grande e storica fabbrica di Iasi, per cui i miei decisero di trasferirsi in periferia. Bel quartiere, immerso nel verde ...pianura e boschi...però degrado assoluto... e episodi di violenza all'ordine del giorno . Iniziai a subire il bullismo dai ragazzi più grandi per la mia eccessiva magrezza... Questa storia andò avanti per mesi, e giorno dopo giorno mi costruiva una corazza. Quando la sopportazione arrivò al limite, mi ribellai, e, anche se minuto e magro, ebbi la meglio su due dei miei carnefici. Da quel giorno capii come funzionavano le cose nel quartiere...non c'era spazio per le debolezze ... dovevo dimostrare di essere forte e tenace. Tuttavia, ciò mi condusse alla vita di strada ...saltando i giorni di scuola e stando sempre di più nel ghetto con i cosiddetti "Fratelli". All'età di 16 anni avevo già fatto tante di quelle scorribande, che temevo di veder compromessa la mia persona. Vedendo mia madre molto sofferente per colpa mia e vedendo gli amici entrare uno alla volta in galera, capii di aver toccato il fondo e decisi di cambiare vita. Così andai via dalla Romania e mi recai in Italia, dove trovai subito un lavoro come lavapiatti e aiuto cuoco. Era l'inizio di una nuova vita: lavoravo 14 ore al giorno con un misero stipendio ed è stata molto dura perché ero abituato ai soldi facili. E' stata dura, ma la mia trasformazione è stata radicale, a tal punto che mia madre non ci credeva. Gli studi li ho ripresi a trent'anni, da privatista. La passione per i libri l'avevo sin da piccolo, ma purtroppo l'avevo abbandonata. Negli ultimi tempi, dal 2021, ho iniziato anche a scrivere (poesie,piccoli racconti, citazioni e aforismi): una bella scoperta che nutre molto bene la mia anima .
Naufragare.
Si isola così la parola finale di un racconto inquieto di onde, mare, sabbia. È buio, così si apre la poesia; è notte e sugli scogli si infrangono onde violente. L’autore descrive, con versi semplici e spezzati e una dolce rima baciata, un sentimento universale che lega tutte le orecchie che proprio in quel momento stanno sentendo la forza di quel mare.
Un autore dall’animo sensibile, che nel sceglierci di raccontare la sua storia non può che predisporre un finale di svolta; perché la vita di Chirica Ravzan ha attraversato le tempeste su due sponde e ne è uscita vittoriosa. Grazie alla cultura, alla poesia, ai libri; una tempesta non è solo una tempesta, un mare non è solo un mare, un animo non è solo un animo - e quello dell’autore è profondo, intarsiato di benevolenza e desiderio di riscatto.
Un riscatto che si trova in questo modo: isolando, alla fine di un verso incatenato agli altri, in rima con due versi sopra, il verbo “naufragare”.
Perché quello stesso naufragio, d’altronde, diventa punto d’approdo.
Irene Mascia
Per leggere altre poesie dell’autore: https://instagram.com/chirica_razvan?igshid=YmMyMTA2M2Y=
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