Ogni volta vedo
Una rosa, così
Fragile e così
Trascurata
Una rosa che
Si nasconde
Dietro le sue
Spine, che
Potrebbe spezzarsi
Da un momento
All’altro
Vedo una rosa che
Ha paura del mondo
Che ha paura di non
Essere raccolta
Che ha paura di
Restare sola
Ma dentro di sé
Questa rosa sa che
Per arrivare alla primavera successiva
Deve soffrire,
Anche se prova a nasconderlo
Questa rosa sa che supererà
Anche questo inverno
Provando a rafforzarsi
Ma ha paura di mostrare a tutti
Quello che prova, la vera rosa
Per questo fa vedere solo il
Suo bocciolo rosso e tante spine
Claudia Panico
Recensione di Irene Mascia
La figura della rosa è tra le più sfruttate nella letteratura e nella filosofia, spesso per la sua capacità di prestarsi al simbolismo; basti pensare alla celebre espressione bocca di rosa, una prospettiva nella quale un fiore candido ed innocente assume i connotati di un intrigo passionale. Nella poesia di Claudia Panico, l’analogia è sottile ma di impatto: una rarità fragile di una rosa che potrebbe spezzarsi diventa la realtà quotidiana della bellezza che necessita di rafforzarsi, della sofferenza che diventa cespuglio di fiori, dell’individualità che si nasconde dietro spine appuntite e colori accesi. Il paesaggio si restringe, la riflessione si acuisce: tutti noi siamo un po’ rose, tutti noi viviamo gli inverni con il timore di restare schiacciati, per poi rifiorire nelle nostre primavere con la nostra splendida corolla.
Anche le cose più piccole possono portare sulle proprie spalle il peso di mille geli; e allora come possiamo mai chiedere che non abbiano spine?
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